Ladies e football: storia del calcio femminile
La storia del football
C’è stato un momento nella storia del football in cui le donne hanno preso in mano il gioco e l’anno salvato dimostrando già all’epoca come non fosse uno sport solamente maschile. Una grande rivendicazione di pari opportunità che ha rappresentato in un momento di difficoltà quanto le donne volessero uscire da tutte le etichette e le restrizioni che le erano state imposta.
Durante il Primo conflitto mondiale, il contributo femminile alla causa bellica fu fondamentale, l’introduzione della leva obbligatoria nel gennaio del 1916 privò le numerose attività industriali della manodopera necessaria per continuare a lavorare anche a conflitto in corso. Tra le produzioni industriali maggiormente attive nel periodo c’era quella di munizioni, che dal 1915 era entrata in una pesante crisi nonostante fosse in corso una guerra. Trattandosi tradizionalmente di un’occupazione che impegnava manodopera specializzata maschile, la crisi aveva imposto numerosi tagli e il ricorso ad un personale poco qualificato. Il sindacato si oppose repentinamente a qualsiasi ridimensionamento e lo scontro con i produttori di armamenti si fece sempre più duro. L’allora Ministro delle Munizioni Lloyd George si trovò nella posizione di non poter permettere che questa situazione si protraesse a lungo, rischiando di lasciare le truppe al fronte senza i rifornimenti di munizioni necessari. La pressione che il Ministro fece nei confronti dei sindacati si rivelò una mossa azzeccata e portò ad un accordo che fece felice entrambe le parti. La vera intuizione però fu quella di comprendere come il mondo femminile potesse dare un enorme contributo alla causa bellica, il numero di donne che poteva essere impiegato nell’industria bellica era elevato, complice anche la forte flessione dei settori dell’abbigliamento e dei beni di lusso, che aveva comportato massicci licenziamenti. Fu così che le donne della working-class sostituirono per la prima volta gli uomini mandati al fronte nella produzione di armamenti. La stampa dell’epoca le soprannominò "munitionettes”, il lavoro però a cui si dovevano dedicare era tutt’altro che semplice, le fabbriche erano rumorose e caotiche e le condizioni lavorative molto precarie. Per capire meglio quali fossero realmente le loro condizioni lavorative ci vengono in aiuto le testimonianze di molte operaie, oggi raccolte l’Imperial War Musuem di Londra, come nel caso di Elsa Thomas, impegnata all’Arsenale di Woolwich a Londra, che raccontava le sue paure in mezzo a continui scoppi e il suo primo approccio con un lavoro duro anche dal punto di vista fisico, oppure nel caso di Elsa McIntyre, impegnata alla Barbow Factory di Leeds, la quale spiegava come quotidianamente dovesse inserire all’interno dei bossoli sostanze pericolose come la TNT, spesso con precauzioni minime.
Non mancarono poi anche gli episodi di discriminazione all’interno delle fabbriche, il primo fu a livello salariale, il lavoratore maschio dello stesso settore prendeva il doppio di una donna in più la presenza femminile all’interno della fabbrica non era vista di buon occhio dall’opinione pubblica. Propria dalla spinta di queste problematiche le lavoratrici iniziarono ad organizzarsi formando un loro proprio sindacato e nel tempo libero a praticare uno sport che fino ad allora sembrava per loro inavvicinabile.
1917
Il 1917 fu l’anno in cui nacquero nelle diverse fabbriche di munizioni, soprattutto nel nord dell’Inghilterra, numerose squadre femminile con l’obbiettivo iniziale di raccogliere fondi per gli enti di beneficenza che si occupavano di soldati al fronte. Tra queste squadre, quella che diventò la più famosa, sia sul campo che fuori, fu Dick, Kerr's Ladies Football Club, nata nell’omonima Dick, Kerr & Co Ltd, fabbrica fondata in Scozia nel 1855 con due sedi, una a Glasgow e una a Preston. Nella sede di Preston, il football veniva giocato durante le pause tra un turno e l’altro, un giorno, un gruppo di ragazze capeggiate da Grace Sibbert sfidarono un gruppo di colleghi maschi. Da una sfida goliardica nacque la volontà di formare una squadra di football di sole donne che potesse competere contro quelle maschili. A dare un grande contributo alla nascita delle Dick Kerr’s, contribuirono anche le idee innovative introdotte da Alfred Frankland, considerato ancora oggi il padre fondatore del calcio femminile, le Dick Kerr’s Ladies furono elette a simbolo di un intero movimento, arrivando a giocare un numero di partite che nessun club maschile dell’epoca riuscì mai ad eguagliare.
Il primo incontro tra due squadre femminili andò in scena nel febbraio del 1917 nel Tyneside, il cuore industriale militare britannico, riuscendo ad attirare quasi 2.000 spettatori. Ben presto le partite si moltiplicarono, molte fabbriche in cui le squadre si formavano iniziarono a dare il loro benestare all’uso del loro nome ma le partite per cause benefiche non bastavano più. L’idea di creare un torneo ufficiale che riunisse tutte le squadre di munitionettes prese vita nel settembre 1917, con la nascita della Munitions
Girls’ Challenge Cup, la prima competizione femminile in assoluto della storia. Ai nastri di partenza si presentarono 14 squadre, tutte formate da lavoratrici accumunate dalla grande passione per il football. La FA nel frattempo, sembrava tollerale il nascente fenomeno ma non lo supportava anche perché con una regola approvata nel 1902, era espressamente vietato formare squadre miste.
Il periodo di guerra e lo stop di tutte le competizioni calcistiche professionistiche fece sicuramente chiudere un occhio alla Football Association, la quale permise inoltre lo svolgimento delle partite negli stadi dei principali club maschili professionistici, a patto che ogni squadra femminile avesse almeno un accompagnatore maschio al seguito.
Polemiche
Il calcio femminile suscitò immediatamente non poche polemiche, sulle pagine dei giornali venivano spesso pubblicate delle lettere di accusa verso tutto il movimento, in particolare sull’abbigliamento che andava contro la morale e il buon costume. Allo stesso tempo se le critiche erano parecchie, c’era comunque qualcuno che le difendeva, considerando le polemiche inutili e ingiuste e mettendo in risalto il grande contributo sociale che queste giovani ragazze stavano dando.
In realtà le polemiche verso il calcio femminile erano semplicemente il riacutizzarsi degli attacchi verso le donne entrate nel mondo del lavoro e soprattutto nelle fabbriche. L’essere riuscite a entrare in un ambiente esclusivamente maschile aveva portato ad una completa revisione del ruolo della donna nella società, con maggiore indipendenza e libertà e il football rafforzava maggiormente tutto questo.
Con l’inizio della Munitions Girls’ Challenge Cup, gli impegni delle squadre femminili erano aumentati; in concomitanza con la nuova competizione, si giocavano anche incontri paralleli, ancora a scopo benefico. Il match di Natale del 1917, tenutosi tra le Dick Kerr’s Ladies e le ragazze della fabbrica Arundel Coulthard, sancì l’ormai grande popolarità del calcio femminile: più di 10.000 persone accorsero allo stadio per assistere al match, e la stampa per la prima volta compì un altro gesto storico. Per la prima volta in nessun articolo veniva menzionato l’abbigliamento delle calciatrici e, cosa ancora più importante, la partita venne raccontata alla pari di una sfida maschile: finalmente le attenzioni di tutti erano solo per il campo.
La Munitions Girls’ Challenge Cup fu un enorme successo, sia a livello di pubblico (nella finale del 14 maggio 1918 accorsero 22.000 spettatori), sia per il gran numero di fondi raccolti. Il calcio femminile aveva ormai dimostrato il suo valore non solo sportivo ma anche sociale. Gli enti di beneficenza riconoscevano in queste squadre la loro unica salvezza, ma più di qualcuno pensava che da questa popolarità si potesse ricavare un bel profitto.
Prima guerra mondiale
Con la fine della Prima guerra mondiale la Gran Bretagna entrò in una profonda crisi economica, il 1919 fu un anno di intensi scioperi, con lo spettro di una rivoluzione bolscevica che però non si concretizzò mai. Con il ritorno degli uomini dal fronte, il ruolo della donna, che fino ad allora era stato vitale nella produzione industriale, venne messo in discussione. Molte donne non avevano però intenzione di abbandonare i posti di lavoro conquistati con tanta fatica, questo accese una feroce protesta tra gli ex militari che a loro volta pretendevano, visto il loro servizio al fronte, un posto di lavoro garantito. Nel 1919 venne approvato dal governo il Restoration of Pre-War Practices Act, una nuova legge voluta dall’ora Ministro del Lavoro Sir Robert Horne che ordinava alle donne di lasciare il lavoro per cui erano state assunte durante la guerra in favore degli uomini del ritorno dal fronte. Per le donne della classe operaia si trattava di una doppia beffa: per prima cosa non veniva riconosciuto assolutamente lo sforzo fisico e di salute di migliaia di operaie e in secondo luogo il loro ruolo all’interno della società veniva nuovamente messo in discussione. Il mondo del calcio maschile, appena rientrato dal conflitto, non aveva avuto il tempo necessario per riorganizzarsi in maniera adeguata, mentre quello femminile continuava a riscuotere enormi successi con la la Munitions Girls’ Challenge Cup, che si avviava alla sua seconda edizione. I licenziamenti di massa voluti dal nuovo decreto misero in grosse difficoltà il calcio femminile. L’unica squadra realmente capace di sopravvivere fu quella delle Dick, Kerr's Ladies che, una volta cessata l’attività della fabbrica di munizioni e adeguatamente riconvertita, pensò bene di allargare i propri orizzonti e giocare delle partite a livello internazionale.
Alla fine del 1920, la squadra aveva disputato 30 partite tra match casalinghi ed internazionali, un record per l’epoca, di cui due con una rappresentativa di calciatrici scozzesi e quattro con una francese. L’apice però lo raggiunsero nella partita del Boxing Day a Liverpool dove allo stadio si presentarono oltre 53.000 spettatori.
Il ruolo sociale
Il calcio femminile sembrava quindi resistere e attirare ancora pubblico nonostante ormai la guerra fosse finita da due anni. Il suo ruolo sociale fu determinante quando nello sciopero del 1921 tutto il movimento calcistico si schierò dalla parte dei minatori, organizzando nuovamente partite a scopo benefico per sostenerli. I tempi però stavano cambiando nuovamente, le critiche tornarono prepotentemente sulle pagine dei giornali, riemerse il problema della morale e del ruolo della donna nella società che questa volta oltre al mondo maschile trovava appoggio anche in una parte di quello femminile. La figura della calciatrice era stata accettata in tempo di guerra con molte riserve ma una volta che tutto era terminato, molti pensarono che non fosse più il caso che continuassero. Molte lettere anche di donne dai principi molto conservatori fecero capire che bisognava tornare al rigore e che il movimento del calcio femminile doveva cessare di esistere. La FA non restò di certo a guardare, la popolarità del calcio femminile aveva negli anni superato di gran lunga quello maschile, la ripresa dei vari campionati professionistici fu lenta e con scarsi numeri in termini di presenze negli stadi. La Football League preoccupata di questo andamento aveva fatto pressioni sulla FA affinché prendesse delle decisioni, così a dicembre del 1921 con un comunicato venne vietato prima l’uso alle squadre femminili degli stadi dei club affiliati alla FA e decretò pubblicamente che il football non era uno sport adatto alle donne. Vennero mosse anche delle pesanti accuse di furto dei proventi delle partite di beneficenza ai danni delle compagini femminili durante tutto il periodo bellico. La posizione chiaramente maschilista della FA emerse ed ebbe un profondo effetto su tutto il movimento del calcio femminile.
Migliaia di squadre
La mancanza di campi sui quali giocare e la percezione di una delegittimazione nella pratica portò nuovamente ad una riduzione delle squadra ma non ancora alla completa scomparsa. Le Dick, Kerr's Ladies continuarono a giocare, intraprendendo un tour negli Stati Uniti nel 1922, dove arrivarono a gareggiare con squadre maschili, molte delle quali utilizzavano campi da rugby o altri spazi pubblici pur di continuare a giocare. La scomparsa di qualsiasi competizione portò il calcio femminile ad assumere una dimensione puramente locale; in qualche realtà industriale, ancora nei successivi anni ’30, nascevano compagini femminili mosse da uno spirito di rivalsa mai perduto. La FA ci mise 48 anni prima di riscattarsi dalla decisione presa nel 1921, concedendo nel 1969 finalmente l’affiliazione e accettando ufficialmente il calcio femminile, un movimento che oggi conta migliaia di squadre e uno dei campionati più competitivi in tutto il mondo. Le “munitionettes” usarono lo sport per eccellenza maschile per veicolare una protesta che riguardava non solo lo sport, ma tutta la società; si dimostrarono campionesse anche fuori dal campo ed ebbero il coraggio di ribellarsi a padri e fratelli in nome di una passione per il pallone, che rappresentava in realtà una conquista di libertà ed emancipazione.
di Francesco Giuseppe Santocono