Ciclone Lingard: West Ham, puoi fare bingo!
La fiducia si basa sulla sensazione di essere al sicuro. Sulla certezza di poter contare sull'altro o sulle nostre capacità. È sentirsi comodi in una certa situazione. La sicurezza che, nonostante tutto, ce la faremo ad andare avanti, il coraggio nell'esporsi e nell'affermare le proprie idee.
Manchester sadness
Fino a una manciata di settimane fa, questo sentimento era sconosciuto a Jesse Lingard. Un calciatore che nella seconda parte della sua esperienza al Manchester United è rimasto intrappolato in un limbo di promesse e inconsistenza. Finendo ai margini del progetto. Incredibile. Da punto fermo a corpo estraneo. Passo così breve. Un senso di acuto smarrimento ha avvolto Jesse. Dettato dal fatto di non riuscire più ad esprimere in campo tutte le sue qualità. Perchè, di fatto, non ha più giocato. E dopo un ventennio da 'Diavolo rosso', ecco la decisione drastica. Ma ragionata. Ponderata. Non di certo presa di petto. Quella di cambiare aria per dare una svolta alla sua vita da calciatore. Per non sprecare altro tempo. No, proprio nessun secondo in più. E riprendersi la carriera. E non sporcarne il suo prime.
London calling
La cessione in prestito al West Ham è stata manna dal cielo per il fantasista nativo di Warrington. Faccia da bambino ma talento da grande. Un atto di coraggio, certo. Ma resosi necessario. Una scelta che ha stravolto la sua carriera. E l'annata degli Hammers. Lingard sta letteralmente trascinando la sua nuova squadra verso un traguardo europeo insperato ad inizio stagione. Quello della Champions League, vetta mai toccata dai 'clarets and blue' in più di 100 anni di storia. Il Gangkar Puensum degli Irons. Cima bhutanese inviolata dall'uomo. Lingard ha giocato la sua prima partita contro l'Aston Villa appena il 3 febbraio scorso. Sembra una vita fa, per come Lingard sia ora al 'centro del villaggio'. Dalle parti del London Stadium. Eppure le presenze col club londinese si possono contare sulle dita di una mano. Ha disputato nove partite, mettendo a segno 8 gol e 4 assist. Un bottino colmo, traboccante. A corredo di prestazioni sfavillanti. Riuscendo ad afferrare il proscenio. Drenando paure e insicurezze.
L'amico Moyes
Si trova a suo agio nel 4-2-3-1 liquido di David Moyes. Un sistema di gioco che sembra costruito su misura per il talentuoso trequartista ex Manchester United. Perchè i dettami tattici del mister ne stanno esaltando le sue immense qualità tecniche. Risultando quasi sempre decisivo per la sua squadra. Come contro il Leicester. Autore della doppietta che ha stappato la partita, incanalando il match sui binari consoni alla sua squadra. Corre e sgomma. Cuce e ricama. Si sacrifica in fase di non possesso palla, ma sa essere decisivo negli ultimi sedici metri. Un astronauta del pallone. Un tuttofare del campo che sta dando ragione a Moyes. Che lo ha avuto ad Old Trafford. L'ultimo manager a coccolarlo prima della discesa di Jesse nel primo cerchio dantesco dell'Inferno. Nel Limbo. Spazio per color che son sospesi.
Un uomo in missione
E' in fiducia Lingard. Non ha mutato il suo gioco da quando è sbarcato sull'universo West Ham. Ha sempre forzato la giocata. Ha sempre preteso il massimo dalle sue doti balistiche. Ma tutto quello che fino a due mesi e mezzo fa non gli riusciva, oggi gli viene spontaneo. Con una naturevolezza disarmante. Con facilità irrisoria. Sta accadendo ciò semplicemente perchè ha la mente sgombra da ansie e pressioni. Spinto dalla consapevolezza di essere decisivo per la sua squadra. Anche se dovesse fallire due passaggi di fila. O per una volta mancare l'appuntamento con un semplice gol.
Si gode il momento. Con in testa due obiettivi. Quello di condurre il West Ham in Champions League. E poi, non secondario, quello di conquistarsi un posto nell'Inghilterra di Gareth Southgate ai prossimi Europei. Incastonati in calendario questa estate. La strada intrapresa è quella giusta. In questi casi si dice: 'scusate l'assenza'. Tutti noi l'abbiamo avvertita. E ora che Jesse Lingard sta ritornando sul piedistallo del calcio europeo, vogliamo proprio che non 'scappi' più.
di Andrea Indovino