Il calcio a Londra non soffre della claustrofobia del calcio nelle città italiane. Roma, Milano, Genova, Torino (l’unica eccezione con due stadi per le due squadre cittadine), sembrano in confronto essere realtà così piccole, dove solo due squadre possono coesistere, in un perpetuo tentativo dell’una di soggiogare l’altra.

A Londra lo spazio per l’espressione calcistica sembra sterminato. In questa stagione abbiamo 7 squadre in Premier e 3 in Championship e molte altre nelle leghe minori. Ognuna di queste con il proprio stadio, il proprio quartiere, la propria gente e la propria identità. Ed è ad una di queste, il Millwall, che Federico Farcomeni ha dedicato uno splendido libro,F**k you, I’m Millwall(324 pagine, pubblicato daFan’s shop, €15).
Al Millwall, con la sua storia romanzesca, la sua identità indelebile e quello stretto rapporto con il territorio sono quindi destinate queste pagine di un libro mai banale, incorniciato tra esperienze personali che Federico ha avuto con questa squadra unica, durante la sua permanenza a Londra.
Molti conoscono il Millwall per i suoi tifosi, un tempo chiamati Bushwackers, una delle compagini di hooligans più agguerrite e temute di Inghilterra. Molti libri e film si soffermano sulle risse con altre tifoserie, gli scontri con le forze armate e le varie storie di infiltrati nei ranghi. Pochi libri comeF**k you, I’m Millwallcercano di andare più in profondità degli articoli sensazionalistici dei tabloid, per scoprire le origini di una mentalità che accomuna un intero quartiere, quella parte popolare di Londra ad est della City, che negli ultimi 150 anni di storia non ha mai conosciuto una stabilità, ma ha sempre lottato per sopravvivere. Abbiamo intervistato l’autore, per parlare della sua relazione con i Lions di Londra.


  • Ciao Federico, cosa pensi che renda il Millwall una squadra diversa dalle altre?


La compattezza tra tifosi e squadra è abbastanza innegabile ed è un dichiarato punto di forza del Millwall. Studiando un po’ la storia del club, mi sono reso conto che nel corso degli anni, quando i Lions hanno cercato di essere quello che non erano (tiki-taka o altre amenità varie) si sono sempre riscoperti più deboli. Tatticamente hanno uno stile che, se rispettato, può portare buoni risultati. Lo stesso vale per lo scouting ma inevitabilmente anche per la tifoseria. The Den è uno dei pochissimi stadi rimasti nel Regno Unito a non essersi del tutto imborghesito pur essendo stato il primissimo a subire le modifiche dovute al Rapporto Taylor nel 1993. Il vecchio Den è imparagonabile, ma la peculiarità del nuovo è che, pur cambiando radicalmente, è riuscito comunque a rimanere moderatamente ostile. E questo per me è emblematico di ciò che vuol dire “Millwall”, oltre che un grande pregio.
In buona sostanza, riuscire a mantenere praticamente inalterata la propria identità nel corso di più di 100 anni di storia è semplicemente strabiliante. Ma questo secondo me è dovuto anche ad altri due fattori: il primo è quello che l’ambiente Millwall ama terribilmente sfidare le convenzioni, tanto che il Den è considerato da tutti periferia ma è di fatto lo stadio più vicino al centro di Londra; secondo, come dimostra la storia della gran parte dei giocatori che si sono affermati con la maglia dei Lions, al Millwall riesci ad importi anche se sei duttile, se sei in grado di adattarsi repentinamente ai cambiamenti e alle sfide che la vita ti mette davanti. Se sai farlo, ti riscopri più forte e allora puoi cercare di dare un corso alla tua vita anziché farti travolgere dagli eventi. A me personalmente la storia del Millwall e la mia esperienza londinese hanno insegnato anche e soprattutto questo. Ricordi indelebili che mi hanno trasmesso uno stile di vita.


  • Da dove viene il titolo del libro?


Dall’urlo di Roy Larner che la sera del 3 giugno del 2017 a Borough Market, mentre presunti terroristi si scagliavano sulla gente, andò allo scontro a mani nude. L’urlo del Den contro tutto e il coraggio di affrontare una situazione di assoluto svantaggio, sfidando i pronostici. Io personalmente l’ho interpretato così: sono cresciuto al Den, seguendo il Millwall ne ho viste tante, perché cazzo dovrei avere paura di voi? A volte penso che anche nel mio caso quella sana sfrontatezza che a volte viene fuori la devo al fatto che sono cresciuto in curva. Sono ambienti crudi, al limite e pure (in)consapevolmente gerarchici che di fatto ti preparano in maniera incredibile alle ostilità della vita. Quando ti tuffi nelle tue paure ne esci sicuramente rafforzato, è un po’ come essere forgiati nel fuoco.

  • Come è stato avere Phil Coleman, una leggenda difensiva del Millwall, scrivere la prefazione del libro?


È stato Chris Bethell, storico del Millwall, a suggerirmi Phil che io non conoscevo. Gli ho spiegato che il libro aveva l’intento o la pretesa di approfondire questo legame tra squadra, società e tifosi. Chris mi ha suggerito Coleman perché uno dei pochissimi casi di tifoso diventato giocatore di questa squadra, quindi uno che poteva capire ampiamente lo spirito del libro senza averlo letto. Se leggete la prefazione capirete il perché.

  • Senza svelare troppo ai futuri lettori, nel libro racconti di un interessante episodio, quando hai chiesto ad un tuo amico, tifoso del Crystal Palace, del Millwall. Ci sono state altre volte che hai avuto modo di scoprire cosa pensano altri tifosi del Millwall?


Negli anni in cui ho vissuto a Londra mi è capitato spesso di imbattermi nelle opinioni degli altri tifosi. Sono state proprio queste a motivarmi ancora di più a scrivere questo libro. Una volta, nella cucina dell’azienda per cui lavoravo, un ex collega che tifava Tottenham ma viveva vicinissimo al Den (e quindi aveva anche un po’ di Millwall nel cuore), disse ad un altro che stavo scrivendo questo libro. Lui mi stimava perché, riferendosi ai tifosi dei Lions, mi diceva sempre “they are so loyal”. Mi sembra che l’altro collega tifasse Stoke e mi raccontò del tragitto dalla stazione al settore ospiti: gestacci, provocazioni…tutto un cinema che in Italia sarebbe normale, ma che in Inghilterra è considerato segnale di grande maleducazione e antisportività. Io ridevo divertito!


  • Chi c’è nella tua top 3 dei migliori giocatori del Millwall di sempre?


Senza dubbio ti dico Stevens, Cahill e Hurlock.

  • Ora che sei tornato in Italia, continui a seguire il Millwall?


Mi tengo aggiornato su risultati, marcatori e un po’ di dietro le quinte soprattutto grazie ai profili che seguo su Twitter e Instagram. Per il resto, lavorando (al momento) per un altro club di calcio a tempo pieno mi è praticamente impossibile riuscire a vedere una partita intera. Detto questo, nel 2022 dovrei tornare ad avere i weekend liberi per cui…

  • Quando uscirà il tuo prossimo lavoro?


Nel frattempo ho tradotto un libro da dietrologo sulla scena musicale di Laurel Canyon degli anni ‘60/’70 (Nel cuore oscuro del sogno hippie, Bibliotheka) ed è da poco uscito il mio primo romanzo a sfondo calcistico che parla di un’altra realtà ribelle del Regno Unito, un’altra realtà che si lascia conoscere veramente solo da chi ha il coraggio di sfidare i luoghi comuni e i pregiudizi: Liverpool.Facci Sognare(Urbone) esplora la storia di Everton e Liverpool, intrecciandola con alcuni episodi cruenti della città. Ci sono dei personaggi, una trama e alcuni riferimenti autobiografici, ma alla fine alla base di tutto c’è sempre e solo l’essenza del calcio inglese.

Una breve storia del Millwall F.C.
Il Millwall nasce nel 1885 ed è la squadra dei portuali dei Docks di Isle of Dogs, una specie di ernia della Londra a Nord del Tamigi. Per molti rappresenta una vera e propria infezione, con ambienti malsani, sporchi ed un’urbanizzazione disorganizzata. È con un certa ironia che va considerato che qui ora c’è Canary Wharf, con le sue poche larghe strade a griglia, i grattacieli di acciaio e vetro e la sua modernità sanitizzata. Le due guerre, soprattutto la Seconda Guerra Mondiale, con i bombardamenti aerei tedeschi che radono al suolo le zone portuali, includendo danni al Den, infliggono un duro colpo al Millwall, che alla fine degli anni ‘30 era ad un passo dalla promozione in First Division ed aveva raggiunto le semifinali di FA Cup 3 volte.
Dopo un triste dopoguerra nelle leghe minori, il Millwall torna ad avere risultati di prestigio negli anni ‘60. Questa rinascita è culminata con la promozione nella top division degli anni ‘80 e la leggendaria coppia d’attacco Tony Cascarino - Teddy Sheringham. Nel 1993, dopo oltre 80 anni, il Millwall lascia la sua casa, the Old Den, a Cold Blow Lane, New Cross. Si trasferisce poco più lontano, a Bermondsey, nell'attuale stadio. Quasi simbolicamente, per sottolineare la natura popolare del Millwall, lo stadio si trova tra due ramificazioni ferroviarie. Come se non bastasse, è sovrastato da un centro smistamento di rifiuti.
Nonostante questa posizione poco invidiabile, qualche anno fa, il Council di Lewisham aveva provato ad espropriare i terreni su cui poggia il Den per creare centri residenziali di lusso. La mobilitazione popolare dei tifosi del Millwall, agguerrita e feroce, ma civile e utilizzando i canali di giustizia e non la violenza, non solo provocò il blocco dell’iniziativa, ma portò alledimissioni del Sindaco di Lewishamper corruzioni. Una delle vittorie più eclatanti contro la gentrificazione che continua ad investire Londra e le sue zone popolari).

Gli due ultimi decenni sono forse stati i più stabili e sereni per il Millwall. Dalla sfida in Finale di FA Cup al Manchester United di Cristiano Ronaldo (2004), alla partecipazione alle Coppe Europee della stagione seguente. Dal ruolo di inesorabile giant killer in FA Cup (la vittoria più prestigiosa forse quella del quinto turno del 2017,1-0, gold di Cummings, contro il LeicesterCampione d'Inghilterra di Jamie Vardy, che di fatto costò la panchina a Claudio Ranieri) alle promozioni in Championship, l’ultima sotto l’arco di Wembley nel 2017 (20 Maggio, 1-0, goal di Steve Morison, contro Bradford City).
diIvo Furano