Piede sull'isola


Un quarto di secolo fa mettevo piede per la prima volta sull’isola. Fu tramite l’ Interrail e il traghetto che arrivai a Londra. La città puzzava, era caotica, era dispersiva, la English Breakfast mi fece schifo. Era il 1998: le vetrine di Lillywhites a Piccadilly Circus esplodevano dalle maglie del Chelsea di Gianluca Vialli, vidi la mia prima partita di Premier League, e che partita. Finalissima di Charity Shield a Wembley, quello di una volta che dodici anni prima aveva ospitato i Queen. Io ci vidi Arsenal contro Manchester United, con un giovanissimo David Beckham, con il neo acquisto Jaap Stam nelle file dei Red Devils, con uno spietato Nicolas Anelka nei Gunners che come capitano avevano Mister Tony Adams, l'uomo partita fu un certo Marc Overmars. La Premier iniziava a diventare famosa in tutto il mondo, più di quanto lo fosse stata fino a quel momento.

Il rovescio della medaglia


Tutto questo non bastò, Londra non mi piacque. Visitai anche Stonehenge, me ne andai via con la stessa idea, ovvero che non sarei più tornato. Tornai nel 2004 per un fine settimana, la puzza si era trasformata in un piacevole profumo di morchia, mi sembrava di vivere in una giungla urbana però molto più ordinata e la English Breakfast era diventato uno dei miei piatti preferiti, la Premier League era un campionato già molto seguito e stava aprendo le porte a tutto il mondo. Vedevo Londra con occhi diversi, colorata, piena di universi paralleli, di mercatini in cui trovavo vinili e cd di tutti quei gruppi psichedelici e progressivi di un altra epoca, rivivevo la Londra degli anni sessanta.

Loftus Road


Respiravo un'aria nuova, respiravo l'aria londinese, respiravo l'aria di diritti, di aperture, di libertà. Il marchio di fabbrica della City con quei mattoni rossimade in Englandera incastonato tra gli stadi, a loro volta incastonati tra le case vittoriane dei quartieri della capitale, la città del calcio. Passeggiando tra i vicoli e le strade rivedevoIl ritratto di Dorian Grey,Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie,Peter Pan, Mary Poppins,Winnie the Pooh eFebbre a 90°.Pochi mesi più tardi, come in un film, mi trasferii a vivere a Londra, per la maggior parte del tempo frequentai l'Ovest della città, abitavo non lontano da Loftus Road, casa del Queens Park Rangers.

Gioie e dolori


Nel West London lo stile vittoriano andava per la maggiore, le colonne agli ingressi delle case perfettamente imbiancate erano affascinanti, così come proseguendo verso Sheperd’s Bush le lunghe file di case tutte uguali rendevano tutto sempre romantico. Lo stadio del QPR in un certo senso è stata casa mia, nei pressi della tana degli Hoops ho vissuto mille avventure, si sono alternate gioie e dolori, amori mai vissuti e ricordi indelebili che rimarranno impressi nella mente, per sempre.

Quattro stagioni


A Londra puoi vivere quattro stagioni in una sola giornata, il meteo cambia da Nord a Sud e man mano che ti sposti il sole scompare e riappare quando meno te lo aspetti. Devi imparare a vestirti a cipolla, imparare a convivere con il luogo, a Londra ogni giorno è diverso da un altro e il mondo si stringe per farsi spazio in una via piena di negozi o ristoranti.

Profumi d'Oriente


Tra i taxi e i bus a due piani vieni avvolto da profumi di cibo indiano, le rosticcerie di Chinatown sono sempre caratteristiche, i locali turchi di Tottenham fanno un kebab che è una meraviglia, i botteghini caraibici di Crystal Palace sono una tentazione continua, le pozzanghere di birra sui pavimenti dei pub di Londra Est sono il riflesso della vita londinese, un sano caos a godersi fino all'ultima goccia.

Le radici


Come su di un isola, il tramonto a fine giornata è sempre sopra la tua testa, a Nord trovi una densità di calore smosso dai venti, mentre il Sud ti indica la via che porta al mare e ti ricorda che sei comunque in una città di porto. La solitudine é una costante interiore che emana un senso di contrasto e pace, tra le vie di Sono e le vetrine di Brick Lane ci si emoziona sempre e comunque. Londra è la casa che mi ha accolto, che mi ha cullato, che mi ha accettato. Dopo averci vissuto ho continuato a frequentarla per periodi più brevi, quasi da turista, ma con quel legame indissolubile di chi ormai ha messo radici.

Oggi


Guido Falaschioggi è un macellaio,continua a fare con passione il proprio mestiere a testa bassa e passione, organizza concerti all’interno della propriamacelleria.

Segue la sua passione continuando a collezionare manifesti e locandine originali di cinema, ogni tanto trova il tempo di scrivere libri...e quando può torna sull’isola. Il legame con il Borough Market che pullula e profuma di cibo italiano (soprattutto toscano) è e rimarrà indissolubile, perché a San Miniato si sogna in grande e ci si immagina sempre come un macellaio toscano che ha vissuto a Londra, possa avere due posti nel mondo dove lavorare con passione e stare in pace col mondo. Poi un giorno chissà, magari si tornerà a Londra con un progetto tutto nuovo.

diGuido Falaschi