Come già scritto su queste pagine, al momento per me vedere una partita allo stadio non e' una delle cose più semplici da organizzare. Ma quando Venerdì sera Uncle Don, un amico di famiglia, ha telefonato out of the blue per dire che aveva un posto libero per il suo Executive Box ad Anfield, per domenica, prima di dire si ho controllato che non ci fossero tempeste in arrivo...per fortuna, questa volta allo stadio ci sono arrivato! Interessante notare che una volta superato il tunnel sotto Merseyside per entrare a Liverpool, venendo dal Galles, l'unica strada che porta ad Anfield passa davanti a Goodison Park, lo stadio dell'Everton. I due stadi, al momento, a meno di un chilometro di distanza, con un parco a dividere i Reds e i Blues di Liverpool. Questo finche' Goodison non verra' demolito, quando il nuovo stadio sui docks di Bramley Moore diventerà operativo, nella stagione 2024/25.
Non serve dire che il Liverpool e' una delle squadre più prestigiose di Inghilterra. Nonostante abbia vissuto anni senza successi, Anfield e' da sempre uno degli stadi più insidiosi da affrontare come squadra avversaria. Essere accolti da un muro rosso che canta all'unisono "You'll never walk alone" toglie il respiro e fa affiorare qualche perplessità sul fatto che non si giocherà solo contro gli 11 Reds, con il Kop, la curva più affiatata, che canta ed incita i giocatori per 90 minuti.
Il Brentford arriva a questa sfida illustre, la prima contro il Liverpool nell'era della Premier League (ultima volta ad Anfield era stata un pesante 4-0 in FA Cup, nel 1989) su una scia di risultati altalenanti delle ultime giornate. Sconfitte pesanti come contro il Southampton (4-1), si sono alternate a belle vittorie (contro l'Aston Villa 2-1) e il passaggio, forse scontato, al quarto turno di FA Cup contro il Port Vale (4-1). Sono recenti anche le sconfitte, con onore, contro altre grandi della Premier, come lo 0-1 all'ultima del 2021 contro il Manchester City.
Di certo il Brentford arriva a questa partita con la consapevolezza di avere poco da perdere, navigando saldamente nelle zone tranquille della classifica, ma anche con una speranza di riempire le prime pagine dei giornali di domani con titoli inneggianti ad una grande sorpresa.
Frank schiera i suoi con un 352 che diventa all'occorrenza un 532 perfettamente organizzato, che soffoca gli attacchi del Liverpool sul nascere. Dopo i primi minuti in cui il Brentford attacca con orgoglio e coraggio, il Liverpool cerca di prendere il controllo del gioco, ma la manovra e' lenta, macchinosa ed imprecisa. Gli oltre 2000 che festosi hanno viaggiato da Londra prendono coraggio e cantano con il sole che splende nei loro occhi, e credono che forse c'e' la possibilità di fare il colpaccio.
Toney e Mbuemo davanti si rendono pericolosi e provocano diversi errori di alleggerimento da parte di Allison, Alexander-Arnold e perfino Van Djik grazie alla loro costante pressione. La difesa dei Reds si sostiene su Matip, che nella prima meta' di gara e' di lunga il migliore in campo, a parte una sola sbavatura, che per sua fortuna genera solo uno spavento. Dietro, la macchina di Frank non sbaglia un colpo. Gli attacchi del Liverpool dalle fasce, quando si tramutano in cross, vengono abilmente controllati dai 3 centrali, che sovrastano in altezza Jota e Firmino (da ricordare che Mane e Salah, oltre che a Keita, non sono disponibili perché impegnati nella Coppa d'Africa). Le incursioni centrali sbattono contro una linea perfetta di difensori.
La partita continua sulla stessa falsa riga per i primi 45 minuti. Il Liverpool che attacca sterile e riesce ad impensierire Fernandez solo su calcio d'angolo (miracolosa la parata su Virgil), mentre il Brentford continua a difendere ordinatamente, senza perdere l'occasione di arrivare dalle parti di Allison, come quando Toney sfiora il palo da 25 metri, dopo un "assist" scaturito da un errore grossolano di Matip.
Sembra essere uno dei luoghi comuni più abusati nel calcio, il cinismo delle grandi squadre che sanno sfruttare ogni minima occasione. Ma ovviamente dietro ogni luogo comune si nasconde la realtà dei fatti. Ed e' cosi' che al 44esimo, mentre sugli spalti iniziano a serpreggiare malcontenti, un angolo insidioso di Alexander-Arnold, attraversa tutta l'area fino ad incontrare la testa di Fabinho nell'area piccola. 1-0. E si va al riposo con la consapevolezza che sarà una partita diversa nel secondo tempo, ora che il Brentford deve scoprirsi.
Nell'intervallo mi siedo di fianco a Uncle Don, tifoso del Liverpool da una vita e ora season ticket holder dell'Executive Box 19, al terzo piano della Sir Daglish Stand. Mentre ci servono gli snack dell'half time, chips and pies, mi racconta dei suoi ultimi viaggi calcistici. Tipo la trasferta a Milano per la Champions League, a Dicembre. Rimango un po' stupito. Ma come, gli chiedo, sei andato a Milano, anche se eravate già qualificati (il Liverpool a quel punto aveva vinto 5 su 5 partite del gruppo e finirà con un perfetto 100%)? Mi guarda come se gli avessi chiesto perché si fosse vestito per uscire di casa. "E' forse l'ultima volta che giochiamo a San Siro. Non potevo perdermela". Poi gli chiedo come vede il resto della partita. Mi sorride e mi fa vedere quattro dita, mentre dice "easy pie".
Non e' proprio un easy pie, almeno nel primo quarto d'ora della ripresa, ma con il passare dei minuti il Brentford si spegne gradualmente e perde lucidità, mentre il Liverpool riscopre una nuova energia. E mentre il tiro a giro di Mbuemo sfiora il palo, Jota colpisce il legno dopo un'incursione di Alexander-Arnold, che per la prima volta riesce a superare l'avversario in velocità. E il preludio del raddoppio, di Oxlade-Chamberlain su un cross tagliato di Robertson, probabilmente il migliore in campo a fine partita. Il Brentford crolla psicologicamente, fino a regalare il 3-0 a Minamino, che festeggia il suo ventiseiesimo compleanno con un goal semplicissimo, dopo una disastrosa rimessa dal fondo. La profezia di Uncle Don, il 4-0, sembra avverarsi e materializzarsi sui piedi di Kaide Gordon, ragazzino del 2004 al suo esordio in Premier, ma il suo tiro è bloccato da Fernandez. La partita si conclude con Klopp che incita con il pugno verso il Kop e i tifosi Londinesi che cantano la loro approvazione per 60 minuti alla pari contro i giganti di Liverpool.
Per il Brentford c'è la consolazione di un'altra partita giocata a testa alta contro una delle migliori squadre del campionato, in un luogo sacro del calcio (che si sta ampliando, con i lavori per estendere la Anfield Road Stand, che aggiungerà altre 5000 voci al muro di suono dall'anno prossimo) con un risultato finale che non rispecchia quanto visto in campo. Non sono queste partite dove si devono fare i punti salvezza. Ma sono partite dove si impara sulla propria pelle perché la Premier e' il campionato più difficile e competitivo al mondo.
Mentre torno al parcheggio, ormai al tramonto, mi giro per guardare per un attimo Anfield e mi rendo conto che, se non l'avessi fatto, mi sarei perso l'occasione di una foto bellissima...
diIvo Furano