Da una farmacia di Ancona al prato di Stamford Bridge
Traditore
Ebbene sì, per un giorno sono diventato “ traditore “, “ traditore “ dei colori che ogni giorno, dal 1977 mi fanno pulsare il cuore, bianconero, che tifa Juventus. Ma “ galeotta “ è stata la amata fanzine “ UK Football, please “, la stessa che qualche anno fa mi ha accompagnato in treno fino a Roma, sede del raduno degli amanti del calcio anglosassone. Il viaggio da Ancona, la città in cui vivo, non è molto lungo, ma per ingannare il tempo ho letto gli articoli degli amici che parlavano di esperienze vissute in Gran Bretagna ..Devo ammetterlo, quella mattina il racconto più interessante si era rivelato quello dell’amico Roberto Gotta, una delle penne più autorevoli del “ Guerin Sportivo “. Già il titolo era premonitore: “ Da una vita “….Chi di voi, compreso me e Roberto, non ha desiderato di calcare i manti erbosi di un campo di calcio famoso e fingere di essere un calciatore miliardario, sì, come quelli che vediamo ogni giorno in tv ??!!
Una sensazione unica
Roberto ce l’ha fatta, vestendo la maglia del Fulham e provando una sensazione unica, irripetibile. Football Aid“ ( www.footballaid.com ) gli ha permesso tutto questo, un' associazione creata da Simon Craig, padre di un bimbo diabetico. Egli ha creato una società che raccoglie offerte da tutto il mondo e in cambio permette ai donatori di disputare una partita di calcio in un qualsiasi stadio del Regno Unito. E’ possibile divertirsi per il tempo desiderato in impianti più o meno famosi, con tanto di arbitri, cameramen, fotografi, pubblico, celebrità calcistiche e contemporaneamente donare una somma utile ad aiutare tutti i bambini affetti da severe patologie. Quale migliore occasione quindi, anche se piuttosto onerosa, per realizzare uno dei sogni più sognati e nello stesso tempo aiutare chi è in difficoltà ?! In più, svolgendo una professione a carattere sanitario, essendo farmacista, mi sono sentito legato fortemente ai destini di queste anime sofferenti: ho iniziato a leggere le parole di Gotta alla stazione ferroviaria di Falconara Marittima.. Beh…A quella di Jesi ero già fortemente convinto di tuffarmi nell' avventura ! Non feci in tempo a rientrare ad Ancona, che subito mi sistemai davanti al computer e navigai nel sito di "Football Aid“. Pensai subito che circostanze del genere sono rare nella vita, perché non è facile progettare un viaggio all’estero a distanza di un anno, far conciliare gli impegni di lavoro, concordare le ferie coi colleghi e spendere praticamente uno stipendio mensile per concretizzare tali realtà…Ma col cuore si può ottenere tutto e io ce ne ho messo tanto, sin dall’inizio. Mi sono posto l’obbiettivo di arrivare al 22/5/2007 sostenendo tre allenamenti a settimana tra calcio, calcetto e nuoto, recuperando una forma psicofisica precaria, intaccata da tre anni di inattività causati da infortuni alle caviglie e alla schiena. Non ero più un ragazzino, avevo trentasei anni, ma la grinta di Gotta, più anziano di me di qualche anno è servita da incoraggiamento. Le mie conquiste, i miei traguardi più importanti, nel lavoro, nello studio, nei rapporti interpersonali, nelle passioni, me li sono sempre conquistati col coraggio e la voglia di non chinare mai la testa: anche questa volta avrei avuto ragione. Ma c’era un problema….: Il “ tradimento “, quel tradimento che da un lato mi avrebbe reso entusiasta, dall’altro avrebbe oltraggiato la “ Vecchia Signora “, anche solo per un giorno..! E’ chiaro che mi sono sempre visto con la casacca bianconera cucita addosso…Ma qui in Italia, vuoi per ignoranza e fanatismo, vuoi per scarsa considerazione verso i tifosi è impensabile giocare una volta, almeno una all' "Allianz Stadium“ e raccontarlo ai nipotini….
La barriera
E’ questa la barriera che ci separa dagli anglosassoni: la cultura del calcio in Italia è profondamente deficitaria. Da noi gli stadi sono inviolabili, per visitarne uno e godersi il tour del museo ( dove presente…) devi metterti in coda e se ci riesci non puoi fermarti più di due secondi nei vari tratti del percorso. Devi perfino pregare i tuoi idoli ( se si degnano di calcolarti ) di farti uno scarabocchio su di un pezzo di carta…Allora, visto che "occhio non vede e cuore non duole“ ho deciso di essere per un solo giorno un calciatore del Chelsea. Perché proprio del Chelsea..??!! Beh.. Ho dovuto soddisfare alcuni requisti…Prima di tutto volendo fare una follia la avrei fatta alla grande e anche se la squadra del magnate russo è diventata vincente solo da pochi anni, gioca in uno stadio moderno, maestoso e ricco di fascino, fascino da UEFA Champions League. In più aggiungeteci che in squadra hanno giocato ex bianconeri quali Vialli e Casiraghi, quindi capirete il perché della scelta !! Ovviamente, oltre a motivi passionali si sono aggiunti quelli razionali: la necessità di giocare in una città raggiungibile direttamente da Ancona con l’aereo e in breve tempo, quindi Londra. Per un anno ho sognato di appoggiare gli scarpini sulle stesse zolle di terreno calpestate da giocatori titolati e ovviamente segnare, gonfiare la rete in una di quelle enormi porte, in fondo gioco da sempre come centravanti ! Quante notti ho sognato quel goal, uno almeno, ma quello della mia vita, non mi importava come l’avrei potuto realizzare: di testa, di tacco, di natica, di schiena…Ma un goal…L’ho immaginato per 365 giorni e me lo sono costruito giorno dopo giorno, con gli infortuni dolorosi alle caviglie, coi problemi personali, coi minuti passati sott’acqua ( al "calduccio" di Dicembre e Gennaio ), coi primi allenamenti con una squadra di calcetto femminile ( beh…Ho unito l’utile al dilettevole ! ) per riprendere il ritmo, con le partite con una squadra di calcetto formata da giocatori anche dieci anni più giovani di me, che mi hanno fatto sputare sangue, con le corse in palestra, con tutto me stesso insomma. I mesi sono passati, la forma è progressivamente migliorata e finalmente, a Maggio, ero pronto…Ma ecco l’intoppo sbagliato nel momento sbagliato….Una settimana prima del volo per Londra mi infortunio seriamente…Prendo una buca durante una partita con la Nazionale Italiana Farmacisti e mi procuro un versamento alla caviglia destra, aggravato da relativo interessamento tendineo.. Vengo colto dallo sconforto più profondo…Ma non c’è stato un attimo, uno solo in cui abbia pensato di rinunciare alla partita della mia vita…L’avrei giocata anche con 40°C di febbre e una gamba sola ! Troppi sacrifici ! Ho stretto i denti, accelerato le terapie, mi sono fatto praticare un’infiltrazione due ore prima del volo per Londra e poi, in mano a Dio, via, verso “ Stamford Bridge “ !
Il giorno del match
Il giorno del match è soleggiato, bellissimo, una stranezza per le normali condizioni climatiche di Londra…! Appena davanti allo stadio rimango a bocca aperta..! Una struttura eccezionale, con gli operai già al lavoro per perfezionarla ulteriormente ! All’entrata campeggia il simbolo sociale dei Blues e i muri circostanti sono ricoperti da manifesti che ritraggono i fans biancoblù intenti ad incitare i loro beniamini, una sensazione unica. Accanto all'impianto, delimitato da un alto muro di cinta, è impossibile non notare subito l’imponente hotel a cinque stelle in cui risiedono giocatori del Chelsea e relative famiglie durante la vigilia delle partite, il ristorante-bar ( di gran classe ), i fans shops e la sede degli uffici amministrativi. Il tutto corredato da una pulizia, un ordine e una disciplina impeccabili. Prenoto il tour del museo e dello stadio e la guida rende molto attivi i partecipanti in ogni punto del tragitto, con un’accoglienza sinceramente gioviale. Inutile dirlo, “ Stamford Bridge “ da ogni angolatura incanta ! Il terreno di gioco è un campo da biliardo e la prima cosa che lascia allibiti è il fatto che non sia staccato uno che sia uno dei seggiolini costituenti le tribune ( "proprio come in Italia.." ) ! Le scritte “ Chelsea “ e “ Adidas “ impresse nei settori amplificano l'imponenza. La guida ci illustra le varie fasi di costruzione di uno stadio che anticamente aveva un aspetto ben più misero rispetto all’attuale. La parte più suggestiva è il muro che delimita l’entrata nelle terraces dei tifosi locali, lasciato volutamente intatto dai tempi dei primissimi restauri. Dopo la visita ai bar dello stadio, alla suite d’onore in cui viene offerto champagne agli ospiti, alla sala stampa e agli spogliatoi ( in quello del Chelsea hanno costruito pure una cucina !! ) passiamo al museo interno: una sorta di eden per tutti gli appassionati di memorabilia calcistiche come me !! Pannelli illustrativi, vetrine piene di sciarpe, programmes, coppe, spille, squadre di subbuteo, postal covers, francobollli. E poi maglie autografate, statue di cera, il cappotto di Mourinho, la giacca di Vialli, il casco di Cech, ecc ! Ma il tempo stringe.. L'appuntamento con lo staff di “ Football Aid “ davanti all’entrata della tribuna centrale è prossimo. Sono accolto da persone gentilissime che ci convogliano in una sala dello stadio riservata appositamente a giocatori, parenti e amici. Dopo una breve introduzione gli stewards ci conducono negli spogliatoi e appena entro in campo ne delimito il perimetro. Già mi manca il fiato ! Ho davanti un colosso di 42,500 seggiolini vuoti che mi scruta e non oso pensare in quale inferno possa tramutarsi quando è "sold out" ! Negli spogliatoi ci aspettano le nostre divise appese agli attaccapanni con tanto di numeri e nomi, forse quella sarà l’immagine che più di altre mi porterò dentro a distanza di tempo. Ogni giocatore ha il suo kit, composto anche da bevande energizzanti. Ci vestiamo.. E’ in questo momento che socializzo coi miei compagni e mi accorgo di essere l’unico italiano ( anche tra gli avversari ) fra inglesi, scozzesi, israeliani, indiani e greci. In quel momento mi sento veramente voglioso di non far sfigurare il nostro calcio..Vado ad espletare la consueta pipì pre-match nei bellissimi bagni e ironia della sorta incrocio proprio lì Scott Minto, la ex gloria che giocherà col mio team ( in maglia bianca, seconda divisa del Chelsea ), che mi saluta molto cordialmente.
L'infortunio
Coglie subito la mia tensione per l’infortunio e il terrore che ho di non poter partecipare all'incontro…Mi accompagna repentinamente dallo staff medico assieme a cui concorda quali e quante fasciature devono applicarmi sulla caviglia per permettermi di correre…A me pare di vivere un sogno, i fisioterapisti si danno da fare e mentre sono steso sul lettino Scott mi distrae parlandomi delle sue esperienze vissute accanto a Vialli, Di Matteo, Casiraghi, Gullit e come lo chiama lui “ Magic Box “ Zola !! Appena terminato il bendaggio mi convince a riscaldarmi sul manto erboso con i miei compagni, ma subito noto che ho grossi problemi.. Lo sconforto è indescrivibile.. Ma Scott mi si avvicina e dice : “ Senti, guardati intorno..Questo è uno dei giorni più belli della tua vita…Non puoi tirarti indietro ! Ho subito infortuni ben più seri dei tuoi e se ogni volta che mi sono capitati avessi rinunciato, avrei giocato a malapena dieci partite su cento !! Provaci,
non pensare al dolore e dopo qualche minuto ti faccio un cenno per chiederti come stai.." Beh.. In quel momento ho ricevuto una carica addosso indescrivibile !! Sono tornato negli spogliatoi e mi sono fatto spruzzare una bomboletta intera di ghiaccio secco sulla caviglia ! E il cenno di Scott ?! Neanche visto..! Come per incanto ho pensato solo e unicamente alla partita e il dolore non mi ha più afflitto. Per la cronaca abbiamo perso 4-5, ma durante la partita il tempo mi è sembrato dilatato…Ho corso, preso e dato botte, finito tantissime volte in fuorigioco e poi.. Poi.. Il mio goal…Il mio piccolo, insignificante goal.. Quello cercato sempre, sfiorato a cinque minuti dall’inizio e sbattuto dentro di destro, su di un cross radente a centro area a dieci minuti scarsi dalla fine..!! Una rete non restata certo alla cronaca, ma che mi ha fatto toccare il cielo con un dito e piangere dalla gioia. Un traguardo inseguito 365 giorni e consacrato dall’abbraccio di Scott Minto ( di cui sono rimasto amico ), il primissimo compagno che mi ha afferrato per le gambe e scaraventato a terra per festeggiare.
Il profumo dell'erba
Ancora oggi non riesco a rievocare esaurientemente i momenti, le emozioni, il profumo dell’erba, gli echi dei circa cinquanta spettatori presenti ( tra cui un mio amico inglese tifoso del Fulham e un rappresentante britannico del Juventus Club Londra ), i feroci tacchetti del mio marcatore ( John Bumstead, altra ex vecchia gloria del Chelsea ), ecc.. In novanta minuti ho concluso che nulla è impossibile e i limiti sono fatti per essere superati. Se gradite approfondire l'argomento contattatemi ! Potete acquistare il mio libro intitolato "Traditore per un giorno" ( "Pequod" Editore, 2012-disponibile in pagina Facebook e tradotto anche in lingua inglese ), nel quale narro in versione autobiografica una avventura davvero impensabile.
di Vincenzo Felici