Il nastro dei ricordi

Riavvolgiamo il nastro dei ricordi e catapultiamoci indietro nel passato. Anno 1857, Inghilterra. Nacque la prima squadra calcistica non universitaria. Lo Sheffield Club, seguita nel 1860 dai rivali cittadini dell’Hallam FC.

Pochi anni dopo, il calcio inglese iniziò ad avere una propria struttura: il 26 Ottobre del 1863, presso la Freemason’s Tavern di Great Queen Street, nel West End di Londra, fu portato avanti un tentativo di uniformare alcune regole del gioco del calcio. Quelle regole che non erano state messe per iscritto prima di allora. Quella prima storica riunione fu frequentata dai rappresentanti tra undici scuole e società di Londra, che diedero vita alla FA, la Football Association. I club invitati furono Barnes, Civil Service, Crusaders, Forest of Leytonstone, No Names Club (Kilburn), Crystal Palace, Blackheath, Kensington School, Percival House (Blackheath), Surbiton, Blackheath Proprietary School e Charterhouse (che rifiutò l’offerta di adesione). C’erano due correnti con idee contrapposte, quella delle Cambridge Rules e quella delle Sheffield Rules. La prima intendeva conservare l’uso indiscriminato dei piedi e delle mani nel giocare il pallone. La seconda puntava invece ad escludere totalmente la possibilità di giocare il pallone con le mani, tranne che per il portiere. La prima corrente diede poi vita alla Rugby Union.

Campo calcio
Campo da calcio nel South-London - Photo by Il Calcio a Londra

Un gioco che divenne popolare

Quel meeting segnò l’avvio dell’evoluzione di un gioco che divenne popolare, la cui pratica Oltremanica era iniziata nel tardo medioevo. Si ricorda, in particolare, lo hurling, una delle forme più diffuse di mob football. Il calcio con le regole della FA si era allontanato da quello sport di élite. Fu così che dilagò a macchia d’olio un gioco che divenne popolare in Inghilterra tra tutte le classi sociali.

Così come allora anche oggi il calcio accende la passione e arse nei cuori di tutti gli sportivi e gli appassionati dello sport più seguito al mondo.

A cura di Vincenzo Di Maso