Chelsea - Norwich 7-0: troppa differenza in campo, i blues spazzano via le canaries
Chelsea - Norwich: preview
Dopo il largo successo ottenuto in Champion ai danni del Malmo, il Chelsea di Tuchel è atteso in campionato dalla sfida con il Norwich dell'amico Farke: incontro molto più insidioso di quanto possa narrare una classifica che vede attualmente i blues in prima posizione, a quota diciannove, e le canaries fanalino di coda con soli due punti. Le energie spese nella gara infrasettimanale, il poco intervallo di tempo tra i due match e soprattutto gli infortuni (di Lukaku e Werner), assottiglia le differenze tra le due rose nel confronto che apre la nona giornata di Premier.
Tuchel effettua cinque cambi rispetto alla gara di mercoledì, riproponendo Chalobah in difesa, James sull'out destro, Kovacic nel cuore del campo e scegliendo Hudson-Odoi e Kai Havertz come sostituti dei due attaccanti infortunati. Farke risponde con lo stesso modulo, con Gibson a comandare la difesa, Lees Melou a centrocampo in luogo di Gilmour (non disponibile in quanto in prestito dai Blues) e con Sargent a fare coppia in attacco con Pukki. Arbitra il Signor Madley.
Blues straripanti
I sogni degli ospiti durano appena sette minuti, quelli che bastano ai padroni di casa per trovare il vantaggio grazie al destro da fuori area firmato Mount: la rete distrugge di fatto il fortino difensivo ideato dal tecnico tedesco, speranzoso nell'imbottigliare nel traffico della propria trequarti il maggiore talento avversario, privo di veri e propri stoccatori. Mai idea fu più errata. Quello che va in scena sul manto erboso di Stamford Bridge, è un Chelsea straripante che offende la difesa locale in ogni dove sino a trovare, al diciottesimo, il raddoppio, che si scrive Callum Hudson-Odoi, ma si legge Mateo Kovacic: è luminescente la sfera che il numero 8 dei blues confeziona per la giovane ala inglese, abile poi nel tramutarla in rete con un preciso piatto.
Il resto della frazione continua ad essere un monologo londinese, in cui ogni interprete ha il suo ruolo e la vocazione ad interpretarlo con qualità: la manovra è gestita dai "professori della cattedra di Cobham", Jorginho e Kovacic, che modellano a loro piacere, in orizzontale e verticale, il terreno di gioco e chi vi si muove. Il Norwich non sa cosa fare, sempre indeciso tra il rimanere prudente, limitando il passivo, ed il cercare di alzare il baricentro, aprendo così il campo al contropiede ospite: sarà proprio la seconda opzione a costare agli ospiti la terza rete quando, su una palla persa in attacco, le canaries non riusciranno ad arginare la controffensiva locale, conclusa con il pregevole tocco di James sull'ottimo passaggio di Mount. Il 3-0 con cui le due squadre tornano negli spogliatoi non esplica del tutto la enorme differenza tra le due compagini.
Tripletta Mount
L'inizio ripresa vede come protagonista Chilwell, prima in negativo, con un rivedibile retropassaggio che manda in porta il neo entrato Rashica, cui solo un grande intervento (di piede) di Mendy evita la segnatura, poi in positivo, con il preciso sinistro con cui sigla il 4-0 sull'ennesimo assist di Kovacic. Agli ospiti non basta la forza avversaria, così entra in campo un misto tra autolesionismo e disperazione che porta prima a subire la quinta rete( autorete di Aarons che devia nella propria porta un innocuo traversone di Hudson-Odoi) e poi a rimanere in dieci per un (evitabile e pericoloso) fallo di Gibson, già ammonito, su James.
L'ultima parte di gara vede così Tuchel gestire energie e dare minutaggio anche ai vari Loftus-Cheek, Barkley e Ziyech, per venti minuti finali conditi da un ritmo più compassato; saranno proprio i tre neo subentrati a cercare gloria personale, con conclusioni dalla distanza che impegneranno più volte i riflessi di Krul. Il portiere olandese subirà però ancora due reti nel finale, prima su rigore, fallo di mani sulla conclusione di Rudiger e poi dopo una scorribanda di Loftus-Cheek. In entrambi i casi, autore sarà Mount, che mette così a segno una tripletta nel giorno del 25 anniversario dalla scomparsa di una icona eterna del club. Quel giorno Mason Mount non era ancora nato.
Matthew Harding: always loved, never forgotten.
Pierluigi Cuttica