I ruggenti anni ‘60


Negli stessi anni in cui i Tornados ed Elvis Presley dominavano le classifiche radiofoniche, il Tottenham viveva i suoi giorni più lieti. Vincitori del double First Division – FA Cup nel 1961 e nuovamente della coppa più antica del mondo l’anno seguente, gli Spurs si erano guadagnati l’accesso alla Coppa delle Coppe per il secondo anno di fila.
Chiamato sulla panchina di White Hart Lane nell’Ottobre del 1958, Bill Nicholson era lo Special One dell’epoca, dotato com’era di un carisma fuori dal comune e di un singolare intuito per la tattica. In campo gli idoli indiscussi erano il centravanti Jimmy Greaves, il capitano Danny Blanchflower e l’ala sinistra Terry Dyson, ma molti ritenevano che quel ciclo vincente fosse giunto alla fine.

Sotto la pioggia e nel fango


Gli Spurs non riuscirono ad essere vincenti in campionato, ma la Coppa delle Coppe li vide protagonisti fin da subito. Il gioco spumeggiante dei londinesi, quasi zemaniano per usare un’espressione moderna, sbaragliò la concorrenza, regalando goal e spettacolo. I numeri parlano chiaro, i punteggi aggregati con cui gli uomini di Nicholson superarono i Rangers di Glasgow (8-4), lo Slovan Bratislava (6-2) e l’OLK Belgrado (5-2) testimoniano la prolificità dell’attacco del Tottenham, guidato dai goal di Greaves e dalle incursioni dei suoi centrocampisti, specialmente dell’eclettico John White, un classico box to box midfielder.
Memorabile il 5-2 rifilato ai Rangers sotto il diluvio di White Hart Lane, una delle partite più iconiche del decennio, menzionata indirettamente anche in uno sketch del comico e attore Stuart Lee in tempi più recenti. L’impresa più sorprendente fu tuttavia il 6-0 con cui Blanchflower e compagni sbaragliarono lo Slovan Bratislava, ribaltando il 2-0 subito all’andata in trasferta su di un terreno di gioco al limite della regolarità.
La finale vide i londinesi opposti ai detentori del titolo, l’Atletico Madrid di Mendonça, il talentuoso centravanti portoghese che faceva gola a mezza Europa. Fu in quella sera di primavera che Nicholson si guadagnò l’immortalità negli albi e nei cuori dei tifosi degli Spurs, preparando una trappola per i più ricchi e esperti avversari.

La notte di Rotterdam


Quasi cinquantamila spettatori assistettero alla finale, disputata il 15 Maggio 1963 al De Kuip di Rotterdam. Nicholson chiese un maggior sacrificio agli esterni d’attacco: grazie ai loro continui raddoppi di marcatura, le ali spagnole non riuscirono ad essere incisive quanto lo erano state nella finale vinta solo dodici mesi prima contro la Fiorentina; una mossa estremamente moderna per quei tempi.
Al sedicesimo minuto, un lungo cross di capitan Blanchflower trovò l’impeccabile Greaves nel cuore dell’area, l’ex bomber del Chelsea non fallì l’occasione, segnando la prima rete del match. Fu un altro lungo cross a favorire il raddoppio degli inglesi, ma stavolta fu White ad inserirsi con puntualità anglosassone e a timbrare il cartellino a dieci minuti dall’intervallo.

Una reazione da campioni


Ad inizio ripresa gli spagnoli accorciarono le distanze su rigore, ma il Tottenham riprese a macinare gioco e a dominare il possesso nella metà campo avversaria. Il goal che indirizzò definitivamente la contesa arrivò quando Dyson si inventò un curioso pallonetto su cui il portiere dei madrileni, l’argentino Edgardo Madinabeytia, si mostrò incerto.

Il centrale difensivo inglese Maurice Norman cancellò dal campo Mendonça, l’astro portoghese di origini angolane ed i suoi compagni trovarono una retroguardia folta ed estremamente reattiva, finendo imbottigliati tra le maglie avversarie senza riuscire neanche a tirare in porta su azione per l’intera ripresa. Negli ultimi dieci minuti i londinesi dilagarono implacabilmente; prima Greaves depositò in rete il goal del 4-1, poi Dyson infilò la palla all’incrocio dei pali per fissare il punteggio sul definitivo 5-1.

Una storica prima volta


Sebbene vari club inglesi avessero già vinto competizioni internazionali svoltisi prima della fondazione della moderna federazione continentale, il trionfo degli Spurs del 1963 fu il primo successo di un club inglese in un torneo UEFA. Ancora oggi, nel nuovo impianto del Tottenham, si possono ammirare cimeli di quella magica notte di Rotterdam, pietra miliare della società del nord di Londra e, più in generale, del calcio d’oltremanica.
diMichele Mele