“Sembrava che fosse indistruttibile, data l’aura che emanava”. Se lo dice Arsène Wenger, c’è da crederci. È ancora più facile crederlo se si parla di Sol Campbell, uno dei migliori difensori della storia della Premier League. 504 presenze nel campionato più seguito del mondo e un ricordo, tutt’oggi vivissimo, della sua maestosità nella difesa dell’Arsenal degli Invincibles, di cui è stato non solo un interprete eccezionale, ma anche un leader silenzioso, di quelli che meglio giocano e meno si notano. In effetti, Sol – pseudonimo di Sulzeer Jeremiah – è sempre stato un lupo solitario. Nato povero, ha raccontato che da piccolo i suoi genitori spesso lo forzavano dentro casa, per evitare che potesse finire per prendere delle strade sbagliate. Lui stesso dice che “Parlare non mi era permesso, quindi il calcio è diventato il mio modo di esprimermi”. È strano che un personaggio così abituato a stare lontano dai riflettori sia finito, nell’estate 2001, al centro di uno dei più clamorosi tradimenti sportivi della storia, passando dall’essere il capitano del Tottenham a diventare, appunto, una colonna dell’Arsenal. Tifosi del Tottenham contestano Sol Cambell - Photo by Reddit.com Tifosi del Tottenham contestano Sol Cambell - Photo by Reddit.com

La storia

Dietro un tradimento c’è sempre qualcosa che ha smesso di funzionare o non ha mai funzionato. In effetti, Campbell era entrato da giovanissimo nelle giovanili degli Spurs, di cui era stato il capitano nella campagna vincente in League Cup del 1999. Campbell, con le sue origini difficili, era diventato il simbolo della squadra meno fortunata di Londra. E chissà che non lo sarebbe restato a vita, se non fosse stato per una rissa sul campo del Derby County, per cui Campbell venne ingiustamente accusato di aver spezzato il braccio di uno steward. In quell’occasione Sol si trovò da solo. Nella sua autobiografia, Campbell racconta che il Tottenham si rifiutò di pagargli un avvocato, dal momento che Campbell a sua volta rifiutava di patteggiare con l’accusa. Quando la giustizia diede ragione al difensore inglese, forse era già troppo tardi per sperare nel suo rinnovo con gli Spurs. Nel frattempo, la dirigenza del Tottenham aveva affermato molte volte che il capitano sarebbe rimasto a Londra. Non si sbagliavano, ma forse non immaginavano che a cambiare non sarebbe stata la città di Campbell, ma la squadra. Quando gli arriva la proposta di Wenger, Campbell è disilluso riguardo le possibilità concrete di affermarsi come un fuoriclasse a White Hart Lane, si sente più grande del suo club. Decide quindi di fare la scelta meno banale, quella che gli porterà in dote il soprannome di Judas. E lo porterà anche ad essere un idolo per i tifosi dell'Arsenal. Sol Campbell con la maglia dell'Arsenal contestato dai suoi ex tifosi del Tottenham - Photo by Evening Standard Sol Campbell con la maglia dell'Arsenal contestato dai suoi ex tifosi del Tottenham - Photo by Evening Standard

I successi all'Arsenal

Il resto è storia: Campbell all’Arsenal vince due Premier League e tre FA Cup, viene nominato nella squadra del torneo ai Mondiali del 2002 e agli Europei del 2004, segna un gol (inutile, ma tant’è) nella finale di Champions League del 2006. Palmarès a parte, Campbell diventa un simbolo tanto della sfortuna cronica del Tottenham - aspetto che sembra in qualche modo fare parte anche del presente del club, nei giorni in cui si parla del possibile addio di Harry Kane - quanto della forza di quell’Arsenal, insieme ai vari Vieira, Bergkamp e Henry. Ritiratosi nel 2011, Campbell ha provato tante seconde carriere diverse, dal politico all’allenatore. Tuttavia, la cosa che gli è riuscita meglio è sicuramente l’associazione di beneficienza Kids go live, che ha permesso e permette ai bambini delle periferie di Londra di assistere a eventi come Wimbledon o le Olimpiadi. Alla fine, come direbbe qualche tifoso del Tottenham, persino Giuda ha un cuore. di Gianluigi Sottile