Crisi d'astinenza calcistica

Nel picco dell’emergenza sanitaria – era scaturita una mia personalissima crisi d’astinenza calcistica, manifestatasi con perdita di sonno, apatia, senso di smarrimento ed auto annientamento sociale (che è molto più invasivo del distanziamento o dell’isolamento ndr): una sorta di mestruazione androgena che avevo già provato molti anni prima soltanto nella discesa della Fiorentina (e poi Florentina) nell’allora Serie C italiana; mi stavo pertanto arrovellando per creare una lista dei film sul calcio che avrei voluto vedere, o rivedere, per riassaporare almeno l’adrenalina pedatoria, tentando in questo modo di auto somministrarmi una terapia omeopatica. Vabbè, direte voi, cos’è? Un blog sulla recensione dei film o sulla psichiatria in tema Covid? Al tempo.

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Il giusto film

Nella mia invasata attività alla ricerca del giusto film, il sempre puntuale Google mi restituiva l’immagine di Stallone in compagnia di Michael Caine, che come attori non hanno certo bisogno di essere presentati da me. Il terzo attore in foto però mi ricordava qualcosa, e la mia memoria a lungo termine, dal 1981 ad oggi (anno in cui il film è stato proiettato), ha rimosso qualche dato che ha ritenuto, a suo (sindacabile) discernimento, non fondamentale per la prosecuzione della mia esistenza.

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Terry Brady

Quel signore là, nel film si chiama Terry Brady. Ed a qualcuno continua ad essere sconosciuto, lo so. Sì, perché per raccontarvi questa storia, sono partito dalla fine, cioè quando quel signore, aveva già smesso di fare quello per cui si è reso famoso in tutto il mondo. Terry Brady in “Fuga per la Vittoria” non né nient’altro che Robert Frederick Chelsea Moore, per gli amici Bobby Moore. Bene. Finalmente ci siamo. Bobby Moore, nato nel 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale in un paesino della periferia londinese (Barking), è stato un calciatore del West Ham, avendovi giocato dal 1958 al 1974. Un calciatore? Il più grande Calciatore. E pensate che all’inizio, da ragazzo, aveva fatto presagire che le sue abilità sarebbero state destinate al Cricket, che per gli Inglesi è un po’ come il Palio per i senesi o il Calcio Storico per i fiorentini…Il Buon Dio del Pallone (qualora esista) volle però regalarlo al calcio e nel 1950/1951 il giovane Bobby entrò nelle giovanili degli Hammers (a 10 anni…) per poi esordire a 17 anni con la Prima Squadra il giorno 8 Novembre 1958 contro il Manchester United.

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Bobby Moore

Fa presto a diventare un titolare: ha un elevato senso di anticipazione e di lettura del gioco e dopo aver iniziato come seconda punta, diventa un difensore centrale, un 6 per la precisione. E, in questa posizione, diventa Bobby Moore. Bobby, non è il classico difensore inglese, non spazza l’area di rigore, non calcia via palloni alla rinfusa o nel luogo più distante ed immaginabile della mesosfera, non affonda tackle, anzi i suoi sono gesti puliti, precisi, e possiede un’eccellente visione di gioco, intuito unito ad un dinamismo unico, cui fa cornice un carisma irraggiungibile. Di queste doti, il primo ad accorgersene è il suo allenatore Ron Greenword, ed è così che nel 1961 il West Ham propone l’innovazione di impostare il gioco partendo dalla difesa. Da Bobby Moore. Il West Ham vince la Coppa d’ Inghilterra nel 1964 e la Coppa delle Coppe nel 1965; malgrado un’ottima squadra, Bobby Moore non riuscì mai a vincere la First Division. Capitolo nazionale: esordisce nel maggio del 1962 contro il Perù a Lima. Sempre nel 1962, fa parte della selezione inglese proprio in Cile, dove l’Inghilterra verrà eliminata ai quarti di finale.

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Capitano della nazionale inglese

Bobby, diventa capitano della Nazionale inglese l’anno successivo a soli 22 anni, ed incredibilmente ai campionati mondiali del 1966 rischia di non andarci: di fatto Bobby Moore si era accordato verbalmente per legarsi al Tottenham, lasciando scadere il contratto con gli Hammers. In termini di regolamento, un giocatore senza alcun contratto non poteva far parte della selezione e solo grazie al CT della Nazionale Sir Alf Ramsey, si convinse di firmare nuovamente con il West Ham. Fu così che venne riabilitato per la competizione, ospitata per la prima volta proprio in Inghilterra, ed era l’occasione giusta per il calcio inglese di poter dimostrare di essere i Maestri del Football, dopo i deludenti risultati dei precedenti tornei. E in finale l’Inghilterra ci arriva. E ci arriva proprio contro la Germania Ovest, quella Germania che un ventennio prima aveva bombardato il loro Paese, tanto che il clima non è propriamente disteso. Il “TIMES” addirittura esaspera i toni nel proprio editoriale, diciamo non in perfetto stile inglese: “Comunque vada oggi pomeriggio a Wembley, abbiamo già battuto i tedeschi due volte nel loro sport preferito: La Guerra Mondiale”. La finale di Wembley è al cardiopalma, prima segnano i tedeschi e Moore ci mette lo zampino nel passaggio del gol pareggio ad opera di Hurts, poi gli inglesi si portano sul 2 a 1 ma vengono raggiunti all’ultimo minuto. Si deve ricorrere ai supplementari, e anche qui sembra un film: l’Inghilterra segna il terzo gol, ma l’arbitro prima decreta il gol, poi ci ripensa: Non-Gol. No, Anzi. Non decide. Lascia decidere al guardalinee, che è russo, e diciamo che con i tedeschi non si sente proprio affiatato per i motivi che tutto il mondo può comprendere. Il russo di nero vestito punta la bandierina e corre verso il centrocampo. Gol. Anche se, a dirla tutta, la palla non era entrata. L’Inghilterra segnerà poi il definitivo 4-2 laureandosi Campione del Mondo.

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Messico

E dopo? Cosa successe a Bobby Moore? Bè, ai Mondiali del 1970 in Messico rimase coinvolto in un fatto, spiacevole e curioso allo stesso tempo. La selezione era di stanza a Bogotà in Colombia per adattarsi alle altitudini messicane e Bobby fu accusato di aver rubato un bracciale, arrestato e sopposto agli arresti domiciliari (presso l’abitazione di un agente federale colombiano). Raggiunse la squadra in Messico successivamente, scagionato e liberato per non aver commesso il crimine. Per la cronaca l’Inghilterra fu battuta proprio dalla Germania Ovest e si fermò ai quarti di finale. Moore in quel torneo giocò una splendida partita contro il Brasile, ove gli era contrapposto il mitico Jairzinho. Quella sua prestazione fu ripresa per anni nelle scuole calcio inglesi per la perfezione del suo stile di gioco. Giocò la sua ultima partita con la nazionale nel novembre 1973 dopo 103 presenze, nell’ amichevole persa 1 a 0 contro l’Italia.

West Ham e Bobby Moore si salutarono definitivamente nel marzo del 1974 dopo 15 anni di onorato servizio, passando al Fulham che era in Second Division, con il quale terminò la carriera da professionista nel maggio del 1977. Ecco. Se fosse la storia di un calciatore qualunque potremmo anche terminarla qua. Se fosse. Nel 1976, in occasione del Bicentenario della Dichiarazione d’ Indipendenza (1776), la NASL (North American Soccer League) decise di organizzare il Torneo del Bicentenario, creando in rappresentativa americana il Team USA, convocando i migliori giocatori al mondo, indipendentemente dalle loro nazionalità. Il torneo, tra selezioni nazionali aveva lo scopo di promuovere il movimento calcistico USA, poiché gli americani non erano molto interessati al calcio, preferendogli il Football Americano, il Basket ed il Baseball. Del Team USA facevano parte Pelè, Chinaglia e (giustamente) Bobby Moore! E proprio nella partita contro la natia Inghilterra, fa la sua ultima apparizione internazionale in nostro Bobby, perdendo per 3-1. Per la cronaca, il Team USA arrivò ultimo, mentre il Brasile si aggiudicò il torneo. Bisogna tuttavia dire che, la selezione era composta prevalentemente da giocatori ormai al termine della loro carriera che giocavano assieme per la prima volta. Dopo quell’esperienza, Bobby decise di tentare l’avventura proprio in USA, e dopo aver lasciato il Fulham, si accasò nel neonato campionato NASL. Prima giocando nel San Antonio Thunder (1977) - che cambiò anche la denominazione un paio di volte - poi nel Seatlle Sounders, dove dopo sette presenze decise di concludere la carriera nel 1978, anche a causa del basso livello del campionato. Nel 1981, dopo alcuni tentativi andati a vuoto come dirigente in First Division, ed un matrimonio finito, accettò il ruolo di attore nel film, laddove oltre ai già citati Stallone e Michale Caine, vi erano anche Pelè e altri giocatori di fama internazionale. E nel film, Bobby Moore interpretò appunto il nostro Terry Brady, che per la cronaca (per chi non avesse avuto la decenza di vedere il film…) ebbe il merito di riaprire la gara segnando il gol dell’1 a 4 prima dell’intervallo, a favore dei Prigionieri Alleati (contro i Carcerieri Tedeschi).

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La scomparsa

Bobby Moore, muore all’età di 51 anni a Londra il 24 Febbraio 1993 a seguito di una grave malattia. Nel 2002 viene inserito nella Hall Of Fame del calcio inglese, e gli viene intitolato anche un settore di Upton Park che prese il nome di Bobby Moore Stand. Ma il tributo più grande in suo onore è l’erezione di una statua in bronzo posta fuori dallo stadio Wembley. Lo stadio dove aveva alzato la Coppa del Mondo del 1966: Calciatore immacolato. Difensore imperiale. Eroe immortale del 1966. Primo Inglese a sollevare la Coppa del Mondo. Figlio Preferito dell’ East End di Londra. Leggenda dell’ West Ham United. Tesoro Nazionale. Maestro di Wembley. Signore del gioco. Capitano straordinario. Gentiluomo di tutti i tempi. Nel 2006, il West Ham ritira la maglia numero 6. Per sempre la maglia di Bobby Moore.

di Enzo Cairone