Le audiocassette


La signora che mi affittò la stanza parlava un inglese perfetto, scolastico, come quello che sentivo nelle audiocassette durante l’ora di inglese alle scuole medie. L’insegnante ci diceva sempre di parlare con la lingua in mezzo ai denti per pro- nunciare “Think” in modo corretto. Ho odiato l’ora di inglese con tutte le mie forze, perché il mio compagno di banco si esercitava continuamente e con quella lingua in mezzo ai denti sputacchiava ovunque.

In perfetto equilibrio


Con il passare del tempo ho scoperto che la grammatica non era la cosa più importante e piuttosto che correre il rischio di sputare in faccia a qualcuno decisi di non parlare con la lingua in mezzo ai denti. Bastava farmi capire. Al supermercato, in banca, dal dottore, nel negozio di lampadine, alla fermata del bus, ovunque.
Le solide certezze millantate dal tizio delle audiocassette venivano minate continuamente, non solo nel negozio di lampadine, a volte anche fare il biglietto del treno era un’impresa d’altri tempi. Pian piano mi abituai all’idea che non c’erano catastrofi, ma non c’erano nemmeno grandi conquiste, doveva essere tutto livellato in perfetto equilibrio.

La città


Quello che potrebbe sembrare un libro dal titolo: “Il manuale dell’istinto di sopravvivenza perfetto” in realtà° è un libro diverso. Parla di storie, di amori legati al calcio e persone, racconta l’appartenenza ad un quartiere ed esalta la narrazione delle vite di personaggi, che in maniera indiretta sono legati tra loro da un filo conduttore, la città.

L’omone in mutande vicino al lavello


Dietro al bancone di un pub si celano leggende straordinarie, dietro al banco di un pescivendolo di periferia si possono scoprire cose meravigliose, anche se il pesce non è freschissimo. Dietro l’angolo di una casa tutto prende forma e si spalanca una strada di cui non si vede la fine. Forse sono troppo prudente, le tre scale appoggiate in precario equilibrio sul muro di destra sembrano pericolanti e quindi decido di camminare leggermente a sinistra. Una fila interminabile di casette, più vado avanti e più mi sembrano tutte uguali tra loro. Chi ha le tende lascia spazio alla libera immaginazione dei passanti, chi non le ha gioca a carte scoperte e non ha paura del giudizio altrui, proprio come l’omone in mutande vicino al lavello.

I pomelli delle porte


Per ritrovare qualche materasso abbandonato imbocco una via parallela dove i muri delle abitazioni hanno l’aria trasandata e chi abita al piano terra rischia un’invasione di topi, con la spazzatura che deborda dai cassonetti senza coperchio.
Prendo fiato e mi sposto nella via di fronte dove, i pomelli delle porte sono lucidati con il fazzoletto bianco. E quando entro in una di quelle case, dalla finestra riesco a intravedere la facciata del vecchio stadio, nel frattempo Miss Claire mi serve il tè in una tazza anni cinquanta con il manico argentato, il vassoietto con i biscotti deve far parte dello stesso servizio, e anche la teiera. Il tè è ancora bollente e inizio a sorseggiarlo lentamente, Miss Claire si siede sull’altra poltrona, legger- mente inclinata verso la grande libreria. L’errore del centravanti fa sussultare tutto lo stadio, le pareti della cucina tre- mano per ben due volte. Lei veglia per tutti i novanta minuti su quel vaso di ceramica a cui tiene tanto per evitare che cada a terra frantumandosi in mille pezzi, poi una volta finita la partita torna a sedersi per continuare la lettura del suo libro.

I segni del tempo


Sapere le fermate della metro a memoria non basta, per integrarti e diventare parte della città devi saper leggere attraverso gli sguardi delle persone e comprendere la quotidianità degli esseri umani, che qui a Londra sono talmente tanti da pestarsi i piedi anche a metri di distanza
Tra le vie di Soho la notte è sempre giovane, ma forse chi fa più baldoria sono proprio i signori e le signore di una certa età, che se ne infischiano dei segni del tempo e fanno benissimo. Se il tempo è davvero galantuomo conviene sempre fare un giro dalle parti di South Kensington dove l’inglese con il trench e il caffè in mano rimane l’immagine iconica da mostrare alla nonna, dopo la cabina rossa s’intende.

Le casette colorate


Nei pub dell’est di Londra è sempre festa, anche quando non c’è niente da festeggiare. Se poi la festa la cercate davvero, allora risalite la corrente del Tamigi e fate tappa a Brixton, dove la musica fa sempre da sottofondo al mercato rionale dai profumi giamaicani e dai sapori caraibici. Un altro mondo ancora. A Portobello Road siamo tutti attori protagonisti e almeno una volta nella vita ci faremo immortalare davanti a quelle casette colorate.

Mary Poppins


Se la Londra di Mary Poppins e dei film che vedevamo da bambini è sempre uguale, Peckham è un’alternativa validissima alla monotonia del visto e stravisto, tanto da chiedersi se sia davvero possibile che per centinaia di metri nessuno parli più inglese, almeno fino a quando non sbuca il Tower Bridge sullo sfondo e i turisti fanno a spallate vicino al negozio di calamite. Tra il nord e il sud la metro è sempre il mezzo più sbrigativo, ma in fondo al cuore tutti hanno un bus preferito, quello che si prende ogni volta che si torna a Londra. La città diventa una diapositiva. Anche il traffico suscita emozioni, basta essere dal lato finestrino.
Non vi parlo di Camden Town, Carnaby Street o Piccadilly, almeno per ora, probabilmente ne sa più chi ci viene in vacanza.

Sahif


Basti pensare a Sahif, arrivato a Londra nel 2005, anche lui ha viaggiato come tanti da Sylhet sino a qui in cerca di una vita migliore. Gran lavoratore, che ha fatto il lavapiatti per un po’ dove capitava. Sahif apre presto perché il pane si im- pasta di buonora. Quando tira su la saracinesca del suo locale volge sempre uno sguardo ai grattacieli dei quartieri alti sulla destra, che in più di quindici anni ha visto quasi sempre da lontano. Sahif non si è mai mosso dal quartiere, o almeno lo fa di rado. Quella volta che andò a vedere il Big Ben, tre anni fa, pioveva a dirotto, proprio come oggi.

Il Calcio a Londra


Il Calcio a Londra: Avventure Illustrateè un libro che racchiude vite, sogni e illusioni di persone che in un modo o nell’altro si legano alla squadra di calcio del loro quartiere. Se le quarantacinque di cui narrerò vi sembrano tante, pensate a quante ne ho lasciate indietro. Magari ci sarà una prossima volta. Il mio viaggio illustrato è pregno di emozioni contrastanti che, come nelle belle avventure, attraversa attimi di felicità pura mischiati a momenti di tristezza, un sentimento da tenere sempre in considerazione. Gioie e dolori si alternano perché il viaggio è reale. Il libro è il risultato di un anno di lavoro trascorso a scrivere e immortalare attimi di vita quotidiana da cui derivano 100 storie, attraverso il vissuto di persone che condividono le emozioni e le strade dei quartieri cittadini.
Libro diAntonio Marchese
 
diRedazione Il Calcio a Londra