Lampard-Chelsea: this is the end
“This was a very difficult decision for the Club, not least because I have an excellent personal relationship with Frank and I have the utmost respect for him.
“He is a man of great integrity and has the highest of work ethics. However, under current circumstances we believe it is best to change managers.
“On behalf of everyone at the Club, the Board and personally, I would like to thank Frank for his work as Head Coach and wish him every success in the future. He is an important icon of this great club and his status here remains undiminished. He will always be warmly welcomed back at Stamford Bridge.”
Con questa parole si chiude il rapporto di collaborazione tra Frank Lampard ed il Chelsea Football Club; dietro le parole di Abramovic, che raramente, quasi mai, esprime in pubblico la sua opinione, si cela si il dispiacere di allontanare qualcuno con cui si son scritte le pagine più importanti della storia del club, ma anche l'intento di far capire che il club sia di sua assoluta, e unica, proprietà. La notizia era nell'aria ( il contatto con Tuchel risale ad un paio di settimane fa), ma sorprende nel timing: la vittoria ottenuta in Fa Cup, anche se con avversario di categoria inferiore, e il doppio impellente impegno in campionato lasciano infatti ben poco margine di lavoro al nuovo tecnico. Ma la parola fine ormai è scritta. E raramente ha avuto un sapore più amaro.
D'altronde il calcio è sempre più dei denari e sempre meno della gente. Degli amori e degli affetti. Chi ha i soldi, tiene il banco e gestisce il gioco. Il Chelsea deve tanto, se non tutto, a Roman Abramovic che, da par suo, grazie alla società londinese ha ottenuto quella notorietà mondiale che i suoi rubli, da soli, non gli avevan saputo dare. Ed il patron russo non ha mai lesinato, sin dal primo giorno, denari per rendere la creatura vincente, sino a portarla sul tetto d'Europa una serata di maggio di quasi nove anni fa. L'esonero di Lampard quindi non può essere definito "sorpresa" per un club che, oltre a vincere, nell'ultimo ventennio si è fatto conoscere per una tendenza, quasi patologica, al "sollevamento dall'incarico" dei propri allenatori. Mourinho, Ancelotti, Di Matteo, Villas Boas. La compagnia è importante e variegata. Lampard non sarà solo, ma certamente è quello che, specialmente oggi, soffre più di tutti.
Perchè l'avvento dell'ex numero 8 dei blues aveva dato vita ad una nuova fase( perlomeno così sembrava) della società di Stamford Bridge: un ciclo basato sullo spirito inglese, prendendo energia e forza da una delle academy più importanti a livello nazionale, e non solo. Senso di appartenenza, progettualità, guidati da uno degli uomini per eccellenza del mondo Chelsea. La partenza di Hazard, sommata al blocco del mercato, escludeva i blues da qualsiasi possibilità di una stagione di successo. E invece..La squadra, non solo gioca bene, ma centra anche il piazzamento in Champions e sfiora un trofeo( Fa Cup persa con l'Arsenal n.d.r); il lavoro di Lampard è sotto gli occhi di tutti e viene premiato da diversi riconoscimenti personali e dalla convocazione in Nazionale di diversi giovani. Sembra passato un secolo. In realtà sono solo pochi mesi.
Di mezzo un mercato faraonico (nelle cifre, non nei valori assoluti, almeno ad oggi) e l'asticella della pressione che si alza notevolmente; il tutto non sembra toccare il mister che, seppure ancora poco esperto come manager, parte bene, fino ad inanellare una serie di diciassette gare senza sconfitte, che lancia i blues vicini alla vetta. Fino al 12 dicembre 2020 e alla sconfitta con l'Everton, che cambia per sempre il futuro del tecnico di Romford: da quel momento la compagine londinese otterrà cinque sconfitte in otto gare di campionato, scivolando dal secondo al decimo posto. Il destino di Lampard è segnato. Ma le colpe sono tutte sue?
Ovviamente, no. Come sempre, quando un rapporto non funziona c'è, dolente o non dolente, compartecipazione delle varie parti. Il mister ha le sue colpe, non lo si può negare: il Chelsea dell'ultimo periodo è parso spesso una squadra confusionaria, disorganizzata, in crisi di identità. Lampard non è riuscito a raddrizzare una barca che da inizio dicembre dava segnali di scarsa stabilità: la deriva è arrivata veloce, il capitano non ha saputo evitarlo, ma i "membri dell'equipaggio"?? No perchè, uno dei più grandi dogmi dell'intero universo calcistico è che, se le cose non funzionano, è colpa dell'allenatore. Uno schiocchio di dita e si risolve il problema. Come si dice? Più facile cambiarne uno, che venticinque no? Niente di più schietto e veritiero. Ma in tutto questo, i privilegiati signori che calcano i campi di Cobham, che ruolo hanno avuto nella faccenda?
Sicuramente non secondario. Non a caso, appena divenuta ufficiale la notizia dell'esonero del tecnico, certi segreti, più o meno noti, hanno lasciato gli armadietti di Stamford Bridge, divenendo pubblici. Smascherando alcuni giocatori, più abili nel creare scompiglio nel gruppo, che a rendersi utile per la causa. La scelta chiara del manager di puntare su un blocco inglese di ragazzi, in fondo, non è andato mai giù a tutti. Ma questo si sapeva già dalla scorsa stagione, quando però i risultati "nascondevano" la questione. Le cose non cambiavano all'inizio dell'attuale, peggiorando poi con i primi risultati negativi, fino a crollare da dicembre in poi. Quella parte dello spogliatoio, una sparuta minoranza a dire la verità, ha vinto e oggi si affaccia con un sorriso al balcone di un futuro che magari li vedrà, chissà, di nuovo protagonisti. La professionalità, si diceva una volta..
Per concludere, a Lampard va data una colpa, se così si può definire: aver accettato una situazione (forse) più grande di lui. Ma come biasimarlo? Come non rispondere alla chiamata dell'Amore della tua vita? Come negare al cuore di battere forte? Non è questo forse per cui siamo nati? Non è questo che ci fa sentire vivi? Allora, Signori, Lampard non ha sbagliato ad accettare il richiamo di casa. Si perchè quella era casa sua ieri, lo è oggi, lo sarà domani. Perchè certi legami non hanno tempo o confini. Semplicemente sono eterni. Come la signorilità del "A Chelsea Boy" che anche oggi, da esonerato, ha vinto nell'arrivederci al Suo mondo.
"It has been a huge privilege and an honour to manage Chelsea, a club that has been a big part of my life for so long. Firstly, I would like to thank the fans for the incredible support that I have received over the last 18 months. I hope they know what that means to me. When I took on this role I understood the challenges that lay ahead in a difficult time for the football club. I am proud of the achievements that we made, and I am proud of the academy players that have made their step into the first team and performed so well. They are the future of the club. I am disappointed not to have had the time this season to take the club forward and bring it to the next level. I want to thank Mr Abramovich, the board, players, my coaching team and everyone at the club for their hard work and dedication, especially in these unprecedented and challenging times.I wish the team and the club every success for the future".
Frank Lampard
Pierluigi Cuttica